MONASTERO DI SAN NICOLA A CASOLE

Centro culturale di Terra dOtranto

Le fonti letterarie che descrivono la Terra d’Otranto come un importante crocevia tra l’Oriente e l’Occidente raccontano di nutrita presenza di comunità cenobitiche basiliane in tutta la penisola salentina, di cui l’abbazia di San Nicola di Casole ne era un esempio.

Il monastero, che sorgeva a due chilometri dalla città idruntina in località “Palascìa”, fu un importante cenobio basiliano di vita religiosa e contemplativa; l’abbazia venne semidistrutta con l’assedio ottomano del 1480 e di essa, oggi dopo alterne vicende, non restano che pochi ruderi e rovine.

Sorto nell’XI secolo, nel corso del XII secolo il monastero divenne il centro culturale più attivo e fecondo di tutta Terra d’Otranto: Casole si configurò ben presto come una vera e propria università, che, oltre a vantare una biblioteca e uno scriptorium tra i più celebri in Occidente, si configurava come una casa dello studente e una scuola pittorica.

La Biblioteca

La biblioteca, in particolare, fu una delle più importanti e più ricche dell’Occidente a tal punto che la stessa abbazia divenne un interessante centro di studi classici tra i più rinomati nel XII secolo.

Lo Scriptorium

Anche lo scriptorium, annesso alla biblioteca, fu uno straordinario centro di produzione libraria: i codici pergamenacei manoscritti che transitavano per la Terra d’Otranto venivano qui acquisiti e trascritti, grazie alla paziente opera di monaci amanuensi, e minuziosamente decorati e impreziositi dalle abili mani di monaci specializzati nell’arte della miniatura.

Monastero San Nicola di Casole
Monastero San Nicola di Casole

A Casole, favorita dalla posizione strategica tra Oriente e Occidente, giunsero testi non solo di natura religiosa ma anche profana: tra le tante opere enciclopediche citiamo il Physiologus graecus, dalle cui storie sembra che il monaco Pantaleone abbia tratto ispirazione per ideare quanto poi raccontato con le migliaia di tessere lapidee del mosaico otrantino.

Si ipotizza che lo stesso Pantaleone si sia formato nel monastero di Casole. Certamente fu un presbitero molto erudito, le cui variegate conoscenze lasciano intravedere l’immane conoscenza di testi sacri e profani, che, certamente, a Casole arrivarono numerosi.

Oggi è possibile immaginare come potesse apparire l’abbazia e come si svolgesse una giornata di vita monastica casulana, incentrata su preghiera, digiuni e pasti frugali, grazie al Typicon casulano, il prezioso manoscritto miniato, conservato a Torino e sopravvissuto alla distruzione dello stesso cenobio e alla dispersione in Italia e in Europa riservata, invece, ai codici di quella che era considerata la più ricca biblioteca italo-greca del mondo Occidente in quel tempo.

Per i monaci, la lettura, lo studio, le attività di trascrizione e miniatura di nuovi codici, che avrebbero arricchito la biblioteca dell’abbazia, erano opere pie (disciplinate dalla regula del monastero) considerate al pari della preghiera.